La missione Apollo 13 è famosa per la tragedia scampata e per il film che l’ha raccontata. Ma nonostante i pericoli che si stavano correndo si eseguirono anche alcuni esperimenti. Uno di questi consisteva nel far schiantare il terzo stadio del razzo Saturn sulla superfice lunare. Una volta al sicuro gli astronauti il 14 aprile 1970 riaccesero il motore del terzo stadio del razzo vettore e lo portarono in rotta di collisione con la Luna. Dopo tre giorni da questa manovra il razzo precipitò alla velocità di 9.000 km/ con un impatto paragonabile a una esplosione di 10 tonnellate di TNT. Il sismografo posizionato dall’equipaggio della precedente missione (Apollo 12) a circa 120 km registrò l’impatto e il conseguente terremoto che durò tre ore. Particelle della superficie lunare furono scagliate fino a un’altezza di 60 km.
Il luogo dell’impatto era stato tracciato approssimativamente tramite i segnali radio del razzo, ma la prima fotografia del luogo dell’impatto arrivò solo 40 anni dopo tramite un orbiter, un satellite di ricognizione della superficie della Luna che nel 2010 rileva anche le precise coordinate: -2.55° N latitudine -27.88° E longitudine.
Come disse Jim Lovell, comandante di quella missione Apollo, alla fine almeno qualcosa aveva funzionato su quel volo.
Bravissimi gli scienziati ma a cosa è servito quell’esperimento? Dopo tanti anni non ha avuto risultati, solo dimostrare la potenza dell’ intelligenza degli scienziati
L’esperimento è servito proprio per testare e calibrare (e tanta altra roba da scienziati) il sismografo lasciato sulla superficie lunare durante la missione precedente.
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2 commenti
Marina
Bravissimi gli scienziati ma a cosa è servito quell’esperimento? Dopo tanti anni non ha avuto risultati, solo dimostrare la potenza dell’ intelligenza degli scienziati
Antonio
L’esperimento è servito proprio per testare e calibrare (e tanta altra roba da scienziati) il sismografo lasciato sulla superficie lunare durante la missione precedente.