Una delle stelle dell’Olimpiade del 1960 è certamente Wilma Rudolph. L’atleta statunitense da bambina è colpita dalla poliomielite e rischia di rimanere zoppa alla gamba sinistra. Ventesima di 22 figli di una famiglia del Tennessee deve fare 80 km due volte a settimana con i bus Greyhound per curarsi nell’ospedale per neri più vicino. Aiutata da fratelli e sorelle che le praticano quattro massaggi al giorno vede la sua tenacia e la costanza premiata e a 12 anni guarisce dalla malattia e inizia a fare sport. Quattro anni dopo è già medaglia di bronzo a Melbourne nella staffetta 4×100, ma è a Roma che il suo talento è al culmine e vince tre medaglie d’oro nei 100m, 200m e 4x100m. Nei 100m eguaglia il record mondiale in semifinale e lo batte in finale (11 netti), ma non viene convalidato per il troppo vento.
Gli spettatori dello Stadio Olimpico sono abbagliati dalla grazia di Wilma Rudolph. I suoi passi rapidi ed eleganti e il suo fisico snello e altissimo fanno innamorare il pubblico. Gli italiani la battezzano la Gazzella Nera, per i francesi è la Perla Nera, per gli inglesi, il Tornado del Tennessee. Diventa un modello di riferimento per i giovani e le donne afroamericane nel periodo storico in cui si fanno più intense le lotte contro la discriminazione razziale. Muore a 54 anni per un tumore al cervello.
Una leggenda la gazzella nera : bella aggraziata, con una potente falcata che l’ ha resa famosissima. È stata l’ idolo dei giochi di Roma. Determinata anche nella faticosa guarigione dalla polio, un esempio da seguire!
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Un commento
Marina
Una leggenda la gazzella nera : bella aggraziata, con una potente falcata che l’ ha resa famosissima. È stata l’ idolo dei giochi di Roma. Determinata anche nella faticosa guarigione dalla polio, un esempio da seguire!