Grigory Zinoviev è un dirigente bolscevico della prima ora, è infatti uno dei sette membri del primo Politburo e presidente dell’Internazionale Comunista dal 1919 al 1926. Alla morte di Lenin si schiera inizialmente con Stalin, ma poi le divergenze politiche lo portano all’opposizione di quest’ultimo. Cade in disgrazia all’epoca delle purghe staliniane con l’accusa di aver complottato con altri per uccidere Sergej Kirov, importante dirigente del Partito a Leningrado. Dal 19 al 28 agosto 1936 è tra i principali imputati nel “processo dei sedici” e viene condannato a morte per fucilazione.
Zinoviev e gli altri accusati sono stati riabilitati da Gorbaciov nel 1988.
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.OkPrivacy policy
Un commento
Marina
Terribili le purghe staliniane! La libertà di pensiero è fondamento della democrazia!