Già dopo pochi mesi di guerra, gli italiani cominciano a soffrire la fame. Una soluzione è trovata con gli orti di guerra. Come al solito il regime fascista, attraverso la propaganda, trasforma il problema nella reazione di un popolo fiero e coeso che rinuncia anche alla bellezza delle aiuole dei centri storici per trasformare ogni piccolo appezzamento in un orto di guerra. Questi provvedimenti risultano essere solamente dei palliativi che non risolvono il problema alimentare che risulterà sempre più grave con l’avanzare della guerra.
La parola d’ordine è: ‘Non un palmo di terreno incolto’. Nell’articolo de L’Illustrazione Italiana del maggio 1942 si vedono orti di guerra creati davanti alla Basilica di San Giovanni in Laterano, Colle Oppio, Castel Sant’Angelo, Via dell’Impero (ora Via dei Fori Imperiali). Ma anche nelle altre città si usano i giardini del centro città, a Milano nei pressi del Duomo, a Torino nel Parco del Valentino, a Bologna ai Giardini Margherita.
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Un commento
Marina
“La necessità aguzza l’ ingegno”! In tempi difficili ogni fazzoletto di terra è buono per essere coltivato anche vicino ai monumenti storici.