Stampa all’albumina
La carta albuminata è una invenzione del 1850 di Louis Désiré Blanquart-Evrard, che sostituisce il precedente uso di carte salate per la stampa di positivi. Egli utilizza il solo albume dell’uovo addizionato al cloruro di sodio (sale da cucina) e montato a neve. Questa operazione permette di separare l’albumina dalle altre proteine dell’uovo. Il liquido è filtrato e versato in larghe bacinelle su cui è poggiato delicatamente il foglio prestando attenzione che solo un lato s’impregni. I fogli una volta asciutti sono controllati, tagliati nei vari formati e messi in commercio. Prima di adoperarli per stampare, il fotografo mette a contatto il lato albuminato con una soluzione di nitrato d’argento e solo a questo punto la carta diventa sensibile alla luce.
Le stampe sono poi virate all’oro, che permette di ottenere delle tonalità tra il bruno, il rosso e il porpora. Inoltre, la presenza di albumina rende lucida la stampa finale, ma nel tempo ne provoca l’ingiallimento.
La carta impiegata era molto pura, compatta e sottile, talmente sottile che tendeva ad arrotolarsi, per questo veniva fissata su cartoncini.
Rimarrà in uso fino agli anni Venti del Novecento con varie migliorie.